La Guerra Civile Spagnola negli occhi di una donna. Anzi di più donne.

In occasione dell’uscita in Italia del romanzo di Elsa Osorio La Miliziana del quale abbiamo parlato in un post precedente, desidero proporre un  piccolo ma significativo percorso di lettura “al femminile” sulla Guerra Civile in Spagna, non solo per capire meglio cosa avvenne, ma soprattutto per riflettere sullo spirito di solidarietà , sul coraggio, sulla forza che animarono quelle donne. Ne gli anni ’20 le donne spagnole erano  emarginate dai processi produttivi, decisionali e culturali, sottoposte alla famiglia, padre, marito, fratello ancora condizionate dai retaggi di sistemi di controllo quali le istituzioni religioni, che per secoli-dall’Inquisizione alla confessione- ne avevano garantito l’obbedienza. Durante la guerra civile le donne spagnole passarono da una condizione di sudditanza ottocentesca ad essere protagoniste di uno scenario completamente nuovo. La Guerra che scuote il Paese e ha risonanza in tutto il mondo dal 1931 e il 1939, è una guerra ideologica e di classe, che scardina i poteri costituiti delle destre, della Chiesa e dell’Esercito,che oppone il nazifascismo a una coalizione di partiti liberali e repubblicani, ma anche marxisti e anarcosindacalisti e che, all’interno del fronte repubblicano, vede aspri scontri, anche cruenti, tra comunisti e anarchici. La Guerra Civile non fu solo una guerra tra opposte fazioni i e ideologie, ma il tentativo di una rivoluzione – tendente a scardinare vincoli stabiliti dalla società precapitalista, già vacillanti dall’avvento della Repubblica,nel tentativo di darsi funzione antifascista e come esempio di rivoluzione sociale attraverso un passaggio storico accelerato e rivoluzionario all’avanguardia dell’ Europa.

La condizione femminile nella Spagna degli anni ’30 visse un enorme salto di qualità  in questo senso, conquistando spazi fino allora preclusi, parola, visibilità, presenza, partecipazione. Fu definita “ultima guerra romantica” ma anche “anticamera della Seconda Guerra mondiale”, guerra di emancipazione interna – di classe, di struttura socio-economica, di genere-, modello di “esportazione della rivoluzione sovietica” e ultimo baluardo delle democrazie contro il fascismo. Ne nacquero molte autobiografie, testimonianze autoreferenziali che raccontano non solo il vissuto in prima persona di molte donne, ma il dopo, l’esilio,la prigionia, il ritorno.

Per rendere onore a queste donne coraggiose, per rileggere le loro gesta ma anche le loro paure, i dolori, le sconfitte, per tenere viva la loro memoria ecco alcuni titoli

 

Irme Schaber- Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola ed. Derive e Approdi Gerda Taro è morta all’età di 27 anni schiacciata da un carro armato durante la Guerra civile spagnola. Era il 1937. Fotografa reporter sulla linea del fronte, fino al giorno della sua morte ha rifornito le principali riviste dell’epoca di immagini sensazionali, spesso scattate insieme al fotografo ungherese Robert Capa che era all’epoca il suo compagno. Gerda Taro fu la prima reporter donna a morire in un’azione di guerra mentre svolgeva il proprio lavoro. Negli anni a venire, il ricordo della sua opera sarebbe via via sbiadito, fino a scomparire dietro la celebre e ingombrante figura del fotografo mondialmente noto Robert Capa.
Il libro di Irme Schaber ripercorre la biografia tumultuosa di questa giovane donna dal fascino magnetico. Dalla sua educazione nella Germania pre hitleriana alla fuga a Parigi; dalla necessità di nascondere le proprie origini ebraiche all’ingresso nella comunità di esuli tedeschi in Francia; senza tralasciare il racconto della sua formazione fotografica e delle numerose avventure sentimentali di una donna che non sembra essere stata contemporanea della sua epoca.Anche il suo schieramento a fianco della Repubblica spagnola se, da un lato, riflette la strenua opposizione al fascismo – che avanza inesorabile in tutta Europa – dall’altro, risponde a un desiderio di «emancipazione» innanzitutto personale. Perché Gerda Taro è il ritratto di una figura femminile, morta precocemente, eccezionale e tragica. Una biografia appassionante che riporta alla luce un personaggio straordinario, di incredibile vitalità e precursore di un’affermazione femminile che, storicamente, sarebbe avvenuta solo molto più tardi.(commento dell’editore)

Gerda Taro e Robert Capa a Parigi, 1936

P. Preston, Colombe di guerra. Storie di donne nella guerra civile spagnola, Mondadori, In Colombe di guerra Paul Preston, uno dei maggiori studiosi di storia spagnola, ricostruisce la vita di quattro donne straordinarie, che hanno militato su sponde opposte e le cui vicende dimenticate gettano una luce diversa su quegli anni tragici. Sul fronte repubblicano Margarita Nelken, rivoluzionaria femminista, scrittrice e donna politica, che si destreggia fra le preoccupazioni per i figli e l’impegno contro Franco; e Nan Green, comunista, madre di due bambini, che lascia in Inghilterra per raggiungere il marito arruolato nelle Brigate Internazionali in lotta contro il fascismo.
Sull’altro fronte, Priscilla Scott-Ellis, giovane esponente dell’alta società inglese, che si reca in Spagna nell’ingenua speranza di sposare Ataùlfo d’Orléans-Borbone, il principe di cui si è invaghita, ma che, una volta giunta sul posto, si lascia sempre più coinvolgere nell’attività degli ospedali da campo, diventa infermiera e matura rapidamente in mezzo agli orrori della guerra; e Mercedes Sanz-Bachiller che, sconvolta da un aborto causato dalla notizia della morte del marito in combattimento, si getta nelle attività di assistenza sociale che faranno di lei una delle donne più potenti dello schieramento franchista.
L’ombra della guerra civile spagnola avrebbe pesato su di loro per il resto della vita, costringendole a prendere atto di una realtà che, per la sua durezza e per la sua difficoltà, superava di gran lunga ciò che avevano immaginato, ma anche arricchendole della consapevolezza che in un momento storico così cruciale le donne dovevano uscire dall’ambito familiare e dare il proprio contributo alla causa in cui credevano. Quattro storie intessute di amore, dovere, fede, lutto e passione politica: ognuna, ricca di dettagli intensi e vividi tratti da diari, lettere e documenti dell’epoca, apre uno spiraglio inedito sulla guerra e sull’esperienza delle donne nella Spagna sconvolta da uno scontro fratricida.

Le tredici rose’ di’Jesus Ferrero, Gran Via Editore racconta un atroce fatto accaduto nel 1939, al termine della guerra civile spagnola, che vide la presa del potere da parte del generale Francisco Franco. Tredici giovani donne, appartenenti all’organizzazione della Gioventù Socialista Unificata, detenute nel carcere di Ventas a Madrid, furono processate e condannate a morte. Era il 5 agosto 1939 e las trece rosas, le tredici ragazze di un’età compresa tra i quindici ed i vent’anni, accusate di aver progettato un attentato al generale Franco, furono fucilate; questo viene considerato uno dei crimini più agghiaccianti di quella Guerra Civile. Sarà una poesia a loro dedicata a definirle le tredici rose, le tredici vittime di una nascente dittatura. Le morti di queste giovani comuniste chiusero un triennio di guerra civile e aprirono la normalizzazione di una lunga dittatura. La Guerra Civile spagnola si caratterizzò subito per il terrore, con l’assassinio premeditato degli avversari politici: preludio ai grandi altri crimini commessi nel nell’ultima guerra mondiale. Le 13 rose è divenuto anche un film nel 2007 diretto da Emilio Màrtinez Làzaro.

Barcelona, 21 luglio 1936. La miliziana Marina Jinesta, membro della Gioventù Comunista

La suora anarchica di Antonio Rabinad edizioni Spartaco Spagna 1936, per sette mesi un sogno di giustizia e di libertà sembra avverarsi. Storia e leggenda si fondono nelle pagine di Rabinad, attraversate da personaggi come Hemingway, Malraux, Durruti, il generalissimo Franco. Ma soprattutto Juana, la suora anarchica, e le sue compagne miliziane. Con lo scoppio della guerra civile, la giovane religiosa si unisce al gruppo libertario Donne Libere, insieme a operaie e prostitute. Prima a Barcellona e poi sul fronte di Aragona partecipano al breve periodo di euforia in cui poveri e diseredati si ritrovano al potere: un nuovo ordine che prima gli stalinisti e poi le truppe di Franco revocheranno con le armi, cancellandolo dalla memoria della società spagnola. Dal libro è stato tratto il film Libertarias di Vicente Aranda con Victoria Abril e Miguel Bosé.

Due titoli editi da Marcos y Marcos: Come una pietra che rotola di Maria Barbal Conxa è una ragazzina timida e tenace. Cresce con gli zii in campagna, dove c’è poco pane e tanto lavoro: in compenso, una natura clamorosa, piena di profumi, colori, voci vere. L’incontro con Jaume, un artigiano energico e gioioso, le spalanca un mondo di ideali, passione, impegno politico. Conxa e Jaume si sposano al volo, hanno tre figli. Quando il conflitto civile incendia la Spagna e suo marito parla sempre più spesso di ‘regimi da abbattere’, ‘rivoluzione necessaria’ Conxa teme che le cose si mettano male; un mattino, la milizia si presenta alla porta di casa: vengono arrestati tutti. Conxa e i ragazzini se la caveranno senza conseguenze. Jaume invece, “la voce che mi aveva detto le cose più belle della mia vita”, sparisce nel nulla. Mentre gli sguardi dei vicini si fanno impiccioni, quasi cattivi, e ogni angolo della casa diventa una nuvola di ricordi, Conxa protegge i suoi figli, i campi, la casa e lotta per non diventare una pietra immobile in una pietraia, senza più gioia, senza più volontà(commento dell’editore) e il bellissimo Un lungo silenzio di Angeles Caso : La Guerra civile è finita, hanno vinto i franchisti. Le donne della famiglia Vega tornano a casa. Scendono dal treno e ripercorrono, dopo anni d’assenza, le strade della loro città. Letrita davanti, a testa alta, con la bellezza che le hanno donato – a lei che mai fu bella – l’orgoglio, la tolleranza e il coraggio. Poi María Luisa, che rileggendo il passo di una lettera di Fernando – il tuo corpo è l’unico posto al mondo dove voglio restare per sempre – troverà la forza di salvare il marito violoncellista dal carcere tremendo di Badajoz. A pochi passi, Alegría. Tiene per mano la figlia, Merceditas, che di notte ha paura, e sogna che sua madre si faccia bella, che la nonna torni a sedersi sulla sedia in cucina a raccontarle una storia mentre fa lo stufato, che la zia María Luisa parli orgogliosa dei concerti del marito o dei suoi alunni e che Feda si dipinga le labbra e le descriva i balli con Simón. Feda distratta, Feda innamorata. Le labbra di Simón sanno di mare, di pioggia, di montagna, di fiume, di sesso, di un mattino d’estate, di caffelatte. Le labbra di Simón sanno di tutto il bello della vita.Le chiamano le rosse, le sconfitte? Loro custodiscono vittorie più vere. Dovranno lottare per conquistarsi un tetto, un lavoro? Sono pronte. Donne come loro non si arrenderanno mai. Accarezzano il passato, affrontano il presente e si proiettano nell’avvenire(commento dell’editore).Una storia vera.

Dulce Chacòn Le ragazze di Ventas edizione Neri Pozza . Dulce Chacón è nata a Zafra in Spagna nel 1954. Scrittrice impegnata, narratrice, poetessa e drammaturga, ha dedicato molte opere alla ricostruzione della memoria della guerra civile spagnola, è scomparsa nel 2003, lasciando un vuoto incolmabile nella letteratura spagnola. Le Ragazze di Ventas ci porta nella Spagna del 1939. La Guerra civile, in cui sono morti centinaia di migliaia di oppositori al franchismo, volge al termine. Barcellona è caduta a gennaio e Madrid a marzo. Le speranze

dei Fronti popolari si sono infrante, la Seconda guerra mondiale è alle porte. Nel carcere madrileno di Ventas, le prigioniere resistono. Forse i compagni le faranno evadere, prima che arrivi il boia… Le donne parlano a bassa voce. Perché la guardiana non senta. Perché Elvira, la più giovane di loro, non si svegli dal suo sonno di febbre. Perché la donna che sta per morire non venga distolta dal suo quaderno azzurro. La donna che sta per morire si chiama Hortensia, ha gli occhi scuri, è incinta di otto mesi e non parla mai ad alta voce. Ha accettato l’idea che “la sconfitta penetra a fondo, molto a fondo, senza chiedere permesso e senza dare spiegazioni”. Ha fame, freddo e male alle ginocchia, ma non riesce a smettere di ridere. Come le altre ride per scacciare la paura. Le altre si chiamano Reme, Tomasa, Pepita… Tutte hanno scelto di lottare per non vivere sottomesse, ma hanno perso. Sono repubblicane, prigioniere del regime franchista. Nel romanzo Le ragazze di Ventas, la scrittrice Dulce Chacón ha ricostruito le vite di quelle prigioniere, ha immaginato la loro quotidianità cellulare fatta di torti e privazioni, gli ultimi istanti prima che il boia le consegni a un’epopea mai narrata fin’ora.
Hortensia scrive sul quaderno azzurro che il marito partigiano le ha fatto avere tramite la sorella. Scrive per la bambina che, nascendo, la consegnerà al patibolo e che leggerà le pagine quando sarà grande. Pagine di resistenza alla barbarie. Pagine di vite calpestate. Pagine di un Secolo che si è chiuso.

( Sulla copertina del libro  una delle immagini più emblematiche e conosciute: la miliziana Rosita Sanchez fotografata il 6 agosto 1936 sul fronte dell’Estremadura per la rivista Ahora)

Impossibile non citare ancora un grandissimo libro La piazza del Diamante, di Mercè Rodoreda edizioni La Nuova frontiera .Mercè Rodoreda, considerata – per lo stile e l’efficacia descrittiva – la nuova Virgina Woolf, è la scrittrice più letta e tradotta della letteratura catalana. Politicamente impegnata nell’attività antifascista, durante la guerra civile entra a far parte del Commissariato di Propaganda della Generalitat, e dopo la vittoria di Franco sceglie l’esilio. Tornerà in patria solo nel 1972.La piazza del diamante è stato definito da Gabriel Garcia Marquez «il più bel romanzo pubblicato in Spagna dopo la guerra civile» La piazza del Diamante è il racconto di una vita: la storia di Natàlia, una ragazza molto semplice, ingenua, abituata a non esprimere le proprie emozioni, che si ritrova a vivere nella Barcellona della Repubblica e della guerra civile, il dramma della miseria, la perdita del marito, la solitudine, finché un secondo matrimonio non le aprirà la possibilità di una nuova vita.Con una toccante intensità, Natàlia più che raccontare sembra suggerire attraverso i dettagli i suoi sentimenti, la sua sensibilità femminile, tutta la fragilità e la complessità dell’essere umano. A Mercè Rodoreda, piaceva definirlo un romanzo d’amore, perché ha in sé la vera tenerezza e durezza dell’amore.

Mika Etchebehere Capitana del Poum (Partido obrero de unificación marxista) la sua vita è ricostruita nel libro La Miliziana di Elsa  Osorio

 

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