La strana storia
di un archeologo precipitoso
di un’amazzone in lotta contro l’autostrada
dei conflitti che ancora scatena
un popolo antico venuto da Oriente.
Un’avventura di Alvise Pàvari dal Canal.
Campi di erba alta mossa dalla brezza, pareti di tufo dorato, lombrichelli cacio e pepe all’osteria dentro le mura di Tuscania: Alvise Pàvari dal Canal, che ha lasciato Venezia sotto la pioggia battente, al sole della Maremma si sente rinato.
Sbocconcella salsiccia sotto la pergola in attesa di rivedere Putzu, l’amico etruscologo che l’ha convocato lì in tutta fretta per chiedergli una conferma importante.
Lo rivedrà, sì, ma in circostanze molto diverse da quel che si sarebbe aspettato; e quella che si prospettava come la gita di un giorno si prolungherà, fatalmente, di sera in sera.
Prima lo trattiene una morte: smascherare l’assassino celato dietro appunti misteriosi che rimandano a Virgilio e a migrazioni antichissime.
Poi si mette in mezzo un amore: una donna riemersa dal passato che sarebbe perfetta se solo non avesse qualcosa da nascondere.
Giorgio Caponetti, torinese, dopo una brillante carriera di pubblicitario, si trasferisce in campagna – prima nel Monferrato e poi in Maremma – per diventare allevatore e addestratore di cavalli, istruttore d’equitazione, regista e conduttore >di spettacoli e di documentari equestri.
Da molti anni vive con la famiglia in una verdissima tenuta a Tuscania, con tanto di necropoli etrusca; di recente ha anche cominciato a insegnare ippologia all’università.
Il suo primo romanzo, Quando l’automobile uccise la cavalleria, racconta la storia segreta della fondazione della Fiat; con
Due belle sfere di vetro ambrato ha inaugurato la serie di avventure di Alvise Pàvari dal Canal, grande esperto di cavalli e grande viaggiatore, pericolosamente sensibile alle donne e al mistero.
Venivano da lontano si svolge nella sua amata Tuscania ed è il secondo romanzo della serie.(articolo dal sito delll’editore Marcos Y Marcos)